Off Festival di Avignone 2025: “Nel giardino dell’orco”, uno spettacolo dai due volti

La pièce è divisa in due, come lei, Adèle, giornalista borghese "per affinità, come tutti", moglie "viziata" di Richard, chirurgo dell'ospedale Georges-Pompidou. E "troia" che sogna gang bang, succhia sconosciuti e incontra ragazzi su app, cercando disperatamente di "essere una bambola nel giardino di un orco". Prima il monologo abbagliante di Adèle, bionda platino, con un tubino nero scollato sulla schiena che le scivola evidentemente sulle spalle; poi c'è Anne-Elodie Sorlin, completamente demente, che abbiamo conosciuto in una versione comica con la batteria elettrica in Les Cans de Navarre .
In meno di tre quarti d'ora, fa sentire l'intero testo, tratto dal romanzo di Leïla Slimani, con il corpo sempre sbilanciato sui talloni e questo viso vertiginoso che mostra tutto e il suo contrario allo stesso tempo. O la storia di una donna sull'orlo della "nausea" - la parola ricorre tre volte -, doppiamente intrappolata nelle sue dipendenze sessuali e in una vita familiare insopportabile tra un figlio che ama ma che non le basta, e un marito a cui si volta gentilmente le spalle prima di augurarsi la buonanotte. Ma scopare non è godere; troppi amanti "meccanici" - la parola ricorre due volte -, che non
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